CINQUE ARTISTI JONICO SALENTINI A CONFRONTO
È la Puglia, regione costernata da bianche case, splendido mare, paesaggi emozionanti e sapori unici al mondo. Quella Puglia che è anche terra di artisti, nuovi o vecchi, ma non ha importanza perché sempre giovani nelle idee e nelle loro proposte artistiche. Così, nelle prestigiose sale del Palazzo Ducale di Martina Franca, costruito nel 1668, ad opera dell’ottavo duca di Martina Petracone V Caracciolo (come si evince dall’incisione dell’architrave del portale), il giorno 11 agosto 2021 sarà inaugurata una mostra a cui hanno aderito cinque artisti del territorio jonico salentino. La mostra durerà cinque giorni fino al 15 agosto con un vernissage aperto a tutti. La sala con le opere sarà inaugurata alle 18,30 dell’11 agosto e ci saranno gli stessi artisti, il sindaco di Martina Franca, Francesco Ancona; l’assessore alla cultura della stessa città, Antonio Scialpi; il prof. Piero Marinò,critico d’arte e il presidente dell’associazione AUSER di Martina Franca, Luigi Chiarelli. Gli artisti che saranno presenti con le loro opere sono, in ordine alfabetico, Antonio Caramia di Grottaglie; Davide Chionna di Francavilla Fontana; Giovanni Mappa di Massafra; Carmelinda Petraroli di San Giorgio Jonico; Rita Protopapa di Talsano.
La mostra si raccoglie intorno al titolo “IMPRONTE D’AUTORE…” sottolineandone con questo il profilo artistico, l’esperienza e la professionalità degli artisti partecipanti. L’Evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra gli artisti stessi, il comune di Martina Franca e l’associazione Auser con a capo Luigi Chiarelli che ne ha formalizzato la richiesta di esposizione, protocollata dagli uffici competenti del comune martinese.
Vediamo nel dettaglio alcune caratteristiche delle personalità artistiche che espongono partendo da Rita Protopapa che secondo Cracas, è “autrice di una pittura di grande valenza evocativa, perfetta sintesi di spunti narrativi e simbolici ispirati dalla vita, dalla memoria, dalla storia… rielaborati dalla fantasia creatrice in ambientazioni e atmosfere surreali…”. Rita è un’artista che sente il colore, la forma e il segno. Distrugge la realtà e la sostituisce con una sua visione del mondo onirica e originale trattata con sicurezza attraverso l’utilizzo di pennellate fluide e spontanee che danno alle sue opere vigore e fermento poetico.
Carmelinda Petraroli si dichiara al pubblico: “Dipingere per me, equivale a mettere a nudo la mia anima senza dire una sola parola… L’emozione suscitata da coloro che osservano, è la più grande delle conquiste e se questo avviene, vuol dire che ho realizzato la mia massima aspirazione. Come non essere felice?”. Da questa considerazione parte una riflessione: la ricerca di un rapporto umano e teosofico dell’arte e attraverso l’arte. La sua ha tutta l’aria di una competizione con se stessa. Ritengo sia la più profonda del gruppo (in senso artistico); un mondo in bilico tra la cruda esistenza dell’uomo e le manifestazioni di rottura che l’uomo stesso crea con l’impetuosa e contraddittoria natura umana con il mondo. Il suo lavoro cerca di strappare il senso buono delle cose attraverso la riflessione e la promozione artistico/pittorica di cui ella stessa si nutre. Il caos che emerge in alcune sue opere non è rottura con l’arte, ma elaborazione di una riflessione sostanziale e pedagogica.
Figlio di un maestro fabbro, l’architetto Davide Chionna è autore anche di “aerosculture”, la sua produzione ruota nello spazio. Egli ha imparato bene il mestiere e osservando le sue opere si percepiscono grammatiche visive, litoti comunicative. Si tratta di un uccello stilizzato o dello svolazzare delle frecce tricolori? entrambe le cose agiscono con teosofica persistenza fondendosi con lo spazio e con un vuoto immaginario. Davide è un artista in continua ricerca, abile soprattutto nel non scartare a priori tecniche e materiali.
Invece c’è un artista a Massafra che produce atmosfere scultoree di primo piano. Amico di materiali nobili come pietra, gesso, marmo, legno, Giovanni è promotore di un perfetto assemblage; la sua è una grammatica metaforica che mette in contatto valori e simboli umani tradotti da questi perfetti materiali. L’arte in lui non è pietra o legno, ma legno e pietra insieme, in armonia; un dialogo classico che rievoca speranze e legami con l’umanità intera in un infinito percorso, senza tempo. L’artista massafrese, nella ricerca di tali obiettivi, manifesta originalità ideativa e finezza esecutiva.
Caramia invece, docente di Storia delle Arti visive, lo ritroviamo in un felice commento di Beatrice Volpe, operatrice culturale di Rai Basilicata in un premio d’arte vinto dall’artista nel 2015, presso Maratea, che dichiara: “Caramia è un pittore di Grottaglie dalla singolare freschezza ideativa; sicurezza nel tratto, gusto del colore, fervida fantasia e un pizzico di ironia, sono i tratti tipici di Caramia che dopo l’esordio sul filo dell’espressionismo, adesso si muove sicuro su un percorso individuale e originale tra Metafisica e Surrealismo”. La sua è effettivamente una pittura solidamente immaginaria da collocare nel mondo del surrealismo magico: Isole sospese nella mente o isola-menti? Si tratta di una fuga dal mondo reale alla ricerca di mondi immaginari, ambienti migliori dove tutto è possibile, quei mondi che, in fondo, tutti desidereremmo conoscere e toccare con mano almeno una volta nella vita. Il suo lavoro si può sintetizzare come un cliché dei desideri più profondi e irrazionali dell’uomo, espressi con originale e personale maestria tecnica. Appunto, copie di “una fervida immaginazione”. L’immaginazione è l’estensione della realtà che rende piacevole la vita.