Carmen Galeone, classe 1981, ha frequentato l’Istituto d’Arte di Grottaglie e si è diplomata in “arti grafiche”. Sin dall’adolescenza dimostra una spiccata passione per i colori e gli strumenti per la pittura (tra cui in particolar modo le matite colorate che gli venivano regalate spesso con commovente e umana dimostrazione d’affetto da parte del nonno).
Carmen dipinge tanto: tele, cartoni, superfici di vario genere, passa dalla tela al legno e alla ceramica..fino a quando ritrova un vecchio oggetto che le nuove generezioni non possono più riconoscere: lo stricaturo. Un semplice pezzo di legno, spesso 4 cm circa liscio da un lato e dentellato dall’altro. La prima ad esserne privata furtivamente del suo utilizzo è la suocera (Carmen lo immagina dipinto), trova in esso una notevole fonte di ispirazione che mette in moto la sua creatività. Da questo momento inizierà la storia dello stricaturo trasformato in “Lo stricaturo”. Dipingere su commissione stricaturi personalizzati è per Carmen un motivo che la avvicinerà all’arte della pittura mountain bike, infatti dipingere su superfici sconnesse non sarà mai una passeggiata in bicicletta ma una corsa su un terreno sconnesso e spesso insidioso. Carmen ha un suo marchio, a proposito colgo l’occasione per complimentarmi con chi lo ha realizzato, un logo registrato e riconosciuto legalmente. La sua prima attività è quella di dipingere ma la seconda è quella di mostrare agli operatori commerciali, ai privati, a piccoli e grandi appassionati collezionisti amanti di oggetti originali e unici e non di riproduzioni seriali, il suo manufatto artistico.
Per Carmen, dopo le sue prime esperienze, oggi dipingere rappresenta l’innata vocazione che ha saputo trasformare negli anni in un progetto preciso, sicuro e originale, accompagnandolo con tanto di marchio registrato e certificato. “Lo Stricaturo”, vezzeggiativo dialettale grottagliese che indica una primitiva “lavatrice di vecchio stampo”(oggetto che con il solo sfregamento delle braccia e della fatica umana, in special modo delle donne, curava la salute di quei panni che erano il corredo limitato di molte famiglie). Questo oggetto, spigoloso ma di caldo legno, ha i segni della storia, del tempo, dell’amore, della fatica umana e a i suoi tempi amoreggiava con la cosiddetta lissia (sapone schiumoso e fluido che si formava nello strofinamento); un’attività durata per secoli e senza l’uso di corrente elettrica che è oggi la metafora artistica di questa donna uscita come i tanti, dall’Istituto d’Arte di Grottaglie, con le loro idee, progetti e proposte creative.
E lo stricaturo? È tutto qui? NO!
Carmen Galeone, in un processo di Ready Made (riconcettualizzazione e ricollocazione dell’oggetto industriale proposto da molti artisti importanti agli inizi del ‘900 come forma di contestazione all’arte compiacente e di rappresentazione) lo ripropone in chiave originale, ricollocandolo al centro della nostra attenzione come oggetto d’arte. Una superficie difficile da dipingere per diversi motivi: asimmetrica, dentellata, porosa impedisce qualsiasi contemplazione rilassata e semplice di immagini che si vogliano riportare. Dipingere sullo stricaturo, come ho già scritto, è come pedalare su un terreno sconnesso, richiede capacità pittoriche sempre nuove e mai ridondanti, non è un’azione di ripetitività decorativa, ma una nuova formula ad hoc in base al compromesso di superficie/soggetto/grandezza/difficoltà, problematiche sempre diverse da elaborato ad elaborato; un caos tecnico che non sempre si rivela di facili realizzazioni. Quando poi questo oggetto, a volte ritrovato e a volte rigenerato in falegnameria, diventa di piccolissime dimensioni allora la sua realizzazione diventa quasi impossibile. Eppure Carmen ci prova con coraggio, con impegno ma sopratutto con passione. In arte infatti è la passione che conta, come nella danza e nella musica… “Lo stricaturo” è un oggetto originale, unico.. è recupero della storia dei nostri nonni e della nostra esistenza… è recupero ecologico delle nostre menti ormai digitalizzate. Ella ingaggia una lotta al futuro per dichiarare il suo amore per il passato e di tutto ciò che questo ci ha donato. “Prendere ciò che è buono del passato e riqualificarlo” è un atto d’amore che va premiato con la considerazione della cittadinanza e della critica, locale e non. L’arte non deve essere bella e compiacente, deve educare e sensibilizzare, contestare e denunciare, imitare ed insegnare, e deve essere soprattutto un monito per il futuro. Spesso ciò che la religione non è riuscita a compiere lo ha fatto l’arte. Arte è libertà di pensiero, informazione senza speculazione è tutto e nulla, ma soprattutto è ciò che nasce dall’anima. Per fare arte non è necessario saper dipingere o scolpire ma è importante saper comunicare e saper scuotere le coscienze e questo lo si può fare nel grande ma anche nel proprio piccolo e nella propria intimità artistica senza necessariamente essere sotto i riflettori di tutti. Carmen riesce dunque ha recuperare, attraverso questa operazione (lei stessa forse non se ne rende conto, come non se ne accorsero nemmeno i dadaisti all’atto iniziale delle loro performance artistiche) una parte buona della nostra storia.
“Lo stricaturo” ferma il tempo, ci fa girare indietro e sorridere al passato, allo stesso tempo ne crea un’altro che è quello di oggi e del nostro futuro. Non è un soggetto creato e distribuito in serie per mostrarsi al pubblico; non è il soggetto della compiacenza dell’acquirente ma l’oggetto di recupero, sempre in “chiave indecifrabile”, si, perchè non sapremo mai quale e come sarà il prossimo stricaturo. Il ruolo è la riqualificazione dell’oggetto che una volta è figurativo e pittorico, una volta è astratto, una volta è grafico, ma alla fine è l’oggetto di consumo non quotidiano, l’oggetto d’arte e non un semplice manufatto artigianale. Spesso negli artisti troviamo pentimenti tecnici, è vero! al lordo dei fatti però. In Carmen va calcolata la difficoltà della superficie che chi non dipinge non può sapere e può conoscere.. Oggi tutti sono alla ricerca della perfezione.. Carmen evita l’artefatto e si mostra al pubblico con le sue caratteristiche migliori: semplicità e creatività. “Lo stricaturo” ci piace così, non necessariamente bello, ma spesso spesso bello; non lo stereotipo della bellezza della tecnica pittorica, ma un prodotto della coscienza pittorica umana; non una festa per gli occhi, ma un interessante e originale oggetto unico. Semplicemente preferiamo che sia la testimonianza di un atto che non imita l’omologazione ma che trae ispirazione dal tempo e dalla storia… Lo stricaturo.
Antonio Caramia docente di Storia dell’Arte